A.C.M.
(1951 | FRANCE)
A very shy child, born in Hargicourt, France, Alfred Marié passed his school certificate to become a house painter. In 1968 he entered the Ecole Régionale Supérieure d’Expression Plastique in Tourcoing. After five years, he abandoned his studies, destroyed his work and attempted suicide. In 1974 he met Corinne, who became his companion and his link with the outside world, but also a vital support for his creation, as is reflected in his artist name: A.C.M. stands for Alfred Corinne Marié. After two years of moving around, the couple settled in Alfred’s family home, abandoned several years before, with adjacent weaving workshop of A.C.M.’s father. With the rebuilding of this place – long and painful because the couple lived in a precarious situation – A.C.M. finally found his landmarks. He then resumed his artistic work.
He began again to explore his identity through art, collecting and archiving hundreds of objects (old typewriters, clocks, scraps from transistors or electronic parts, electrical threads etc) which he carefully cleaned, sanded, and coated and then framed like arrays of botanical or zoological specimens.
Using wood, metal, plaster and found objects, which he manipulates by burning them with acid, allowing them to rust, deforming and painting them, he constructs intricately worked assemblages which reveal fantastic creatures and faces as they are viewed from different angles.
A.C.M.
(1951 | FRANCIA)
Un bambino molto timido, nato ad Hargicourt, Francia, Alfred Marié divenne presto imbianchino. Nel 1968 entrò all’Ecole Régionale Supérieure d’Expression Plastique di Tourcoing. Dopo cinque anni abbandonò gli studi distruggendo i suoi lavori e tentando il suicidio. Nel 1974 conobbe Corinne, sua futura compagna e suo unico legame con il mondo esterno, ma anche supporto fondamentale per la sua creazione: il nome stesso ACM sta a indicare Alfred Corinne Marié. La coppia si stabilì nella casa di famiglia di Alfred, abbandonata anni prima, nella quale era annesso un laboratorio di tessitura del padre. Con la ristrutturazione della casa, lunga e dolorosa in quanto la coppia viveva in una situazione precaria, ACM ha finalmente trovato i suoi punti di riferimento, riprendendo il suo lavoro artistico.
Ha iniziato nuovamente ad esplorare la propria identità attraverso l’arte, la raccolta e l’archiviazione di centinaia di oggetti (vecchie macchine da scrivere, orologi, scarti di transistor o di parti elettroniche, fili elettrici, etc), che ha accuratamente pulito, levigato e patinato e poi incorniciato come esperimenti botanici o esemplari zoologici.
Il legno, il metallo, il gesso e gli oggetti trovati, che egli manipola bruciandoli con l’acido, permettendo loro di arrugginire, deformandoli e pitturandoli, costruiscono assemblaggi finemente lavorati che rivelano creature fantastiche che possono essere viste da differenti angolazioni.


